Nel mese di maggio, a Bangui Suor Elvira ha ricevuto la gradita visita della sua Madre Provinciale Superiora, proveniente dal Chad e quella di altre consorelle venute dall’Italia….
Ovviamente, durane questa “trasferta” non poteva mancare la visita alle nuove strutture che rapidamente stanno venendo su grazie al lavoro di una impresa edile centrafricana che si è data anima e corpo alla realizzazione del progetto del Nuovo Centro per Minori in alternativa al carcere denominato “Talita Kum” che sta per nascere nella periferia di Bangui e più esattamente nel villaggio di Ndangalà a 30 km dal centro città della capitale…
Per arrivare fino al luogo esatto identificato per la costruzione del nuovo Centro, il gruppo di suore ha dovuto attraversare un terreno abbastanza sconnesso e strade fangose ma finalmente, a bordo di un fuoristrada, sono riuscite ad arrivare sul posto accompagnate dal fedele Teddy, aiuto insostituibile della nostra Suor Elvira.
Dopo la firma dell’accordo con il Ministro della Giustizia, avvenuta a febbraio di quest’anno, dopo la perforazione di un pozzo finanziato dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione (AICS), dopo il livellamento del terreno realizzato con grandi ruspe fatte arrivare appositamente sul posto a questo scopo, ora è la volta della fabbricazione delle fondamenta…
Dalle foto si può vedere come i lavori procedano rapidamente… Si possono chiaramente vedere i muri, realizzati con grandi pietre e cemento armato, per fare da fondamenta al primo lotto di edifici, quello relativo agli uffici e ai dormitori. Man mano che saranno raccolti i fondi necessari sarà possibile completare le altre strutture come la cucina, i bagni, le stanza adibite a laboratori, gli spazi riservati all’allevamento di animali (galline, capre e suini), ecc.
Chiunque può contribuire alla costruzione di questo Nuovo Centro che, dopo che sarà realizzato materialmente, dovrà anche funzionare con tanto di attrezzature e operatori specifici preparati appositamente per seguire ognuno dei minori che qui sarà ospitato in alternativa al carcere, con il suo carico di difficoltà e sofferenze. Sofferenze che qui troveranno un luogo per essere sviscerate e ridefinite e poi si spera superate, in vista di una auspicabile riacquisizione di autonomia e di speranza in un futuro migliore.
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